Dall’origine della teiera alla mostra di Karin Lindström “100 Teiere”

 

E’ stato durante la visita alla mostra di Karin Lindström “100 Teiere” che, mentre mi aggiravo per la grande sala delle Scuderie Aldobrandini a Frascati, trovandomi di fronte alle sue opere esposte, ho realizzato di non essermi mai chiesta quale fosse la storia dell’origine della teiera.

Così nei giorni successivi a questo evento, ho cominciato a cercare notizie e deciso di partire da questo proposito per arrivare a raccontare della grande collezione di teiere di questa artista svedese, che ha scelto l’Italia come paese dove vivere e lavorare la ceramica.

La teiera è uno degli utensili di uso quotidiano che è possibile trovare in quasi tutte le case, in tanti materiali e forme diverse, oggetto per eccellenza per gli amanti di tè e infusi, a cui artisti e artigiani hanno dedicato e dedicano tuttora un’attenzione particolare.

Tra le persone che conosco, ce ne sono alcune che non la utilizzano per contenere il tè in infusione ma la tengono perennemente esposta su un ripiano e altre che hanno deciso di farne uso diverso, per esempio in giardino, come contenitore per piccole piante grasse.

La diffusione dell’uso della teiera coincide con l’uso di far macerare le foglie del tè nell’acqua portata ad ebollizione (epoca Ming, Cina 1368/1644) e per fare ciò, si ritenne necessario adoperare recipienti con coperchio, capaci di mantenere invariabile la temperatura dell’acqua in infusione. 

Per risolvere questa nuova esigenza vennero impiegate, in principio, brocche utilizzate per contenere vino che vennero ben presto sostituite da contenitori più adatti, realizzati in dimensioni più piccole e tondeggianti, in ceramica e porcellana, a cui vennero aggiunti beccucci in grado di filtrare le foglie. 

I primi modelli di teiera arrivarono in Europa grazie agli olandesi i quali, intorno al 1670 riuscirono a riprodurre, attraverso il laborioso studio di attenti artigiani, la porcellana cinese: dura e molto resistente al calore. 

Come possiamo leggere nel “Dizionario di fisica e chimica applicata alle arti secondo le dottrine di Libes, Chaptal, Berthollet e Parkes e giusta le teorie moderne ed i metodi i più semplici introdottisi nei diversi processi chimici di Giovanni Pozzi”, furono i fratelli Elers, che diedero inizio all’arte della ceramica invetriata inglese: “hanno portato in Inghilterra il metodo di vetrificare gli oggetti col mezzo del muriato di soda […] furono ricevuti in una fabbrica inglese in qualità di operai.”

Nel corso della sua storia la teiera ha racchiuso in sé funzionalità e design, per cui anche coloro che non apprezzano il tè ne riconoscono un certo fascino.

Il motivo che mi ha portato, in compagnia di Chiara, alle Scuderie Aldobrandini di Frascati per l’inaugurazione della mostra di Karin Lindström “100 Teiere” è proprio questo: faccio parte della schiera di coloro che subiscono il fascino della teiera, che quando ne creano una con l’argilla le dedicano un nome, ci mettono la loro anima, le danno vita. 

Karin Lindström, che si definisce un’artigiana, è un’artista capace di trasmettere e far arrivare al suo pubblico, le emozioni con le quali crea le sue opere.

Le sue teiere sono oggetti animati, ciascuna con un nome particolare che le caratterizza, sono personaggi raggruppati insieme dal forte sentimento che hanno di prendere vita.

A questo proposito mi viene in mente la fiaba di Hans Christian Andersen, “La teiera” in cui lo scrittore narra la storia di una teiera che, caduta in disgrazia per aver perso la sua funzione, prende la parola e si racconta così: “Venni chiamata invalida, messa in un angolo, e il giorno dopo regalata a una donna che mendicava; caddi in miseria, rimasi stupefatta e incerta sul da farsi, ma proprio in quello stato cominciò la mia vita migliore: si è una cosa e si diventa un’altra.”

La mostra di Karin Lindström “100 Teiere” è un’esposizione di grandi e piccole opere con l’anima, ognuna con la propria storia individuale che raggiunge il valore massimo nella condivisione collettiva.

La sala presso le Scuderie Aldobrandini dove la mostra è stata allestita, è uno spazio molto ampio e pieno di luce: le 100 teiere sono state raccolte e suddivise nelle quattro stagioni.

La prima stagione descritta, appena si entra in sala, è la primavera.

I colori sono tiepidi, raccontano l’uscita dal disgelo invernale, della grandine primaverile, delle foglioline che germogliano timidamente, del lento risvegliarsi del paesaggio ambientale.

L’estate è rappresentata da colori squillanti, che ricordano l’odore e il suono della natura estiva: l’azzurro del mare, la raccolta delle fragole e il profumo della lavanda, la freschezza dei limoni e il sapore delle melanzane tipici della tradizione culinaria del nostro sud. 

Arriva l’autunno, i colori maturano e i toni si scuriscono senza perdere la luminosità tipica di questa stagione, si respira la caduta delle foglie, delle prime piogge umide, dei caminetti accesi.

L’inverno è maestoso, elegante e minimale.

Silenzioso, in bianco e nero racconta della neve, della brina gelata, del ghiaccio, del buio serale, delle creature che animano il bosco, della grazia dell’artista stessa.

La parte dedicata alle grandi teiere/scultura, “Regina e principesse”, mi ha davvero sconquassato il cuore.

Ho provato una forte emozione, la stessa che si prova a trovarsi di fronte alla bellezza delle grandi personalità.

Il filo conduttore in questa mostra così femminile e delicata è stato, a mio avviso, il senso della forma morbida e tondeggiante ricorrente, che ricorda il ventre materno. 

Mi piace immaginare che per l’artista,  Karin Lindström, sia stato così.

L’iscrizione ai nostri corsi di ceramica è possibile in qualsiasi momento, perché il nostro metodo non prevede un programma prestabilito ma un percorso di apprendimento, costruito sulla singola persona, che può essere interrotto e ripreso a seconda delle esigenze individuali.

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